MONS. VESCOVO, SALUTO AL CONCERTO
In un passaggio della lettera di S. Paolo agli Efesini troviamo scritto, detto
alla buona: "Prima che il mondo ci fosse io ti ho pensato". Guardate
che lo dice a me, ma lo dice a ciascuno di voi per nome. E quindi che cosa succede?
Succede che noi eravamo nel pensiero di Dio prima di tutte le cose che Lui ha
visto che erano cose buone, quindi noi dovremmo essere buonissimi. Però
quel che è successo è successo, siamo qui con le nostre fragilità,
magari abbiamo una fabbrica di "fiaschetti" e facciamo più
una "fiaschetteria" che una fabbrica di successi, ma questo non conta
niente: quello che conta è che la nostra vita intrinsecamente per se
stessa è bella, perché è vita. (...) La vita è veramente
bella! Purtroppo noi dobbiamo essere portatori, annunciatori di questa verità
prima di tutto essendo sempre, nonostante tutto, creature gioiose. Non creature
col volto che sa di muffa, che sa di cartapesta, ammuffiti, acetosi, biliosi,
tutto quello che volete voi! Si può anche avere delle prove nella vita
ma il nostro volto deve dirci che c'è qualcosa dentro di noi... non è
qualcosa: è qualcuno. Abbiamo il Dio dei vivi, il Dio vivente e quindi
calpestiamo, mettiamo sotto i piedi tutte le ideologie che dicono "ma sono
già sorpassate, Dio è morto". No, Dio non è morto.
L'uomo muore perché voleva la morte di Dio. II Figlio di Dio è
morto, ma è morto per la vita. E' il Principe della vita! È il
Risorto! Noi siamo creature risorgibili, ma già viventi e viventi dell'amore
di Dio, nonostante noi. E' per questo dico: la vita è bella!
MONS.VESCOVO, INTRODUZIONE
AL SIMPOSIO
Sono lieto di poter celebrare con voi questa prima giornata diocesana per la
vita. Con questo evento la nostra diocesi vuol essere in piena sintonia con
la Chiesa Universale e con gli uomini di buona volontà che si sentono
impegnati nella promozione dei valori umani, della cultura della vita e alzano
la voce a difesa degli innocenti, dei sofferenti, di quanti sono minacciati
dalla cultura della morte. (...) Questa giornata per la vita è un evento
di portata universale. Le nostre braccia sono aperte, le nostre mani stringono
le mani dei fratelli che nella chiesa e nel mondo intero sentono lo stesso ideale
di difesa e di promozione della vita. E' bella la vita che comincia nei bambini,
la cui nascita porta sempre la gioia in una famiglia, è bella la vita
nei giovani quando si trova nel suo splendore. È bellissima nell'uomo
maturo nell'età della pienezza, è bella la vita rispecchiata nel
volto dell'anziano. La vita è bella sempre perché l'uomo è
l'essere che da senso al mondo.
S.E. CARDINALE ALFONSO LOPEZ
TRUJILLO, SIMPOSIO
Come fondamento di una vera cultura della vita nel cuore della famiglia, culla
della vita, santuario della vita, è una cultura che dobbiamo creare,
che deve essere difesa coraggiosamente in mezzo a tante difficoltà col
dialogo specialmente con i politici e legislatori. Anche con coloro che non
credono perché il problema della vita, della dignità dell'uomo
non è soltanto un problema religioso. Quale sarà il futuro dei
bambini? Oggi i bambini nati e non nati sono le grandi vittime. In una famiglia
senza cuore, in una unione senza legami stabili i non nati non hanno più
la grande difesa che è l'amore e l'amore dei progenitori e soprattutto
l'amore della madre. Oggi c'è la paura della maternità e si ricerca
dappertutto di far crescere il diritto di negare alle madri la maternità,
anche la maternità già in atto. Possiamo dire che è una
cultura della morte, che è una nuova follia. (...) Una cultura della
vita esige una forza molto maggiore e un coinvolgimento molto maggiore in questa
lotta storica. Quando in una nazione, in un parlamento, quando in un continente,
l'uomo è sfruttato, l'uomo è o diventa "cosa". La donna
diventa "cosa". La Chiesa non può rimanere tranquilla. Mai!
PROF. FRANCESCO D'AGOSTINO, simposio
Noi possiamo anche, tra cristiani, ribadire le buone ragioni della nostra fede
e il nostro "sì alla vita". Ma il problema non è ribadirlo
tra di noi: il problema è evangelizzare gli uomini per quello che riguarda
la difesa della vita, e ricordatevi il titolo dell'enciclica è "Evangelium
Vitae", non è "Defentio Vitae", sarebbe stato anche corretto
il titolo "Defentio Vitae" ma "Evangelium Vitae" è
un titolo infinitamente più preciso. II nostro problema è ricordare
a tutti gli uomini che la difesa della vita è un valore umano; non è
un valore rituale, clericale, della comunità cristiana. Non è
un valore religioso in senso stretto: è un valore semplicemente umano.
I cristiani che si fanno difensori della vita non fanno altro che ricordare
all'uomo una verità profondamente umana e che è di tutti gli uomini.
Ecco perché è tanto importante insistere nonostante l'immensa
difficoltà sul fatto che anche il diritto ha il compito di difendere
la vita perché il diritto non è una struttura religiosa, non è
meno che mai un'esperienza di fede: il diritto è un'esperienza umana
generale. In tutti i popoli, tutte le culture c'è un diritto. II diritto
non è stato inventato dalla Bibbia; il diritto è una necessità
del nostro essere insieme, è una struttura antropologica. Ma poiché
il diritto è una struttura antropologica universale pre religiosa, tanto
per capirci, la difesa della vita deve essere considerata un autentico e specifico
compito del diritto e non perché il diritto si lascia influenzare dalla
religione (ottima cosa se il diritto si fa influenzare dalla religione!) ma
è un altro discorso. Ma perché se il diritto è chiamato
a difendere la verità dell'uomo non può non difendere la verità
della vita. La fede e l'etica potranno dare al diritto ottimi puntelli, ottimi
argomenti, potranno animare dal di dentro il diritto. Ma il diritto già
in se stesso deve trovare fondamentalmente le ragioni per dire " la vita
va difesa".
MONS. GIL HELLIN FRANCISCO,
simposio
Delle caratteristiche specifiche dell'attuale cultura di morte è quella
di introdurre nella stessa relazione coniugale degli sposi il disprezzo per
la vita. L'aborto è sempre esistito ma quando prende dimora nella relazione
fra marito e moglie significa che sta succedendo qualcosa di singolarmente grave.
Si stanno avvelenando le stesse fonti della vita. Per questa ragione il Papa
precisa, parlando della malizia dell'aborto, della malizia, più grave
ancora, sono parole sue è il fatto che in larga misura questi attentati
alla vita siano prodotti dentro e per opera della famiglia la quale è
costituitamente chiamata ad essere il santuario della vita. (...) Spesso il
matrimonio viene presentato nel ceto medio come uno stato necessario di cui
sarebbe meglio per l'individuo poterne fare a meno. Questi dubbi e sospetti
sulla bontà e convenienza del matrimonio procedono da una concezione
di libertà che vede l'unione matrimoniale in conflitto con la propria
realizzazione. Per questo si promuove un'educazione sessuale che più
che orientamento all'unione coniugale è reale iniziazione ed è
stimolo al consumo. Un consumo, oltretutto, che deve essere spogliato da ogni
responsabilità, vale a dire da ogni possibile procreazione. Questo è
l'unico senso della responsabilità quando promuovono questa iniziazione
sessuale. Dev'essere offerto il sesso sicuro. A questo fine ogni sorta di preservativi,
anticoncezionali chimici o meccanici, la stessa sterilizzazione e persino l'aborto
saranno presentati come diritti di ogni individuo. Non sia timore di diffondere
la massiva sterilizzazione delle nuove generazioni, tanto la procreazione assistita
potrà in futuro, caso mai, appagare le naturali ansie di posterità.
Si può trovare un modo pratico per respingere l'istituzione del matrimonio
privandolo dei suoi contenuti essenziali che sono reciproco donarsi di uomo
e donna per trasmettere la vita. Senza tali contenuti il matrimonio è
un'istituzione inutile e senza senso: una mera formalità.
MONS.VESCOVO, OMELIA A SANTA
ANTONINO
Vorrei esprimere la mia inquietudine per quanto è avvenuto nei giorni
scorso in parlamento. Anche se per fortuna non è l'ultimo atto. Si vuol
modificare il diritto penale in materia di aborto. Il diritto, lo ricordo, è
per essenza la protezione dei più deboli. Delle persone più indifese
ma togliere ogni tipo di protezione giuridica ai nascituri nelle prime settimane
di vita è forse un atto di civiltà? O non è forse un atto
di grave irresponsabilità? Mi fermo qui. Ma voglio ricordare una cosa
molto semplice sulla quale invito a riflettere soprattutto coloro che dovranno
decidere nelle prossime settimane. E' un'osservazione che pesco dalla banalità
e dalla saggezza della vita quotidiana: una donna incinta che cosa dice di sé:
"sto aspettando un feto? Sto aspettando un embrione? Sto aspettando un
grumo di cellule?" No. Dice: "sto aspettando un bambino" e questo,
sia che si trovi alla prima, sia che si trovi alla dodicesima o alla quattordicesima
settimana, ricordiamolo. Ci aiuti nel nostro impegno la Vergine, madre di Dio,
serva umile obbediente e fedele che accoglie nel suo grembo la vita. Affidiamo
a lei il nostro impegno, il nostro proposito la nostra volontà di essere
con amore speranza e sincerità veri testimoni e costruttori della vita,
non della morte. A lei ci rivolgiamo con le parole con cui il Papa chiude la
sua enciclica "Evangelium Vitae": "O Maria, aurora del mondo
nuovo, madre dei viventi, affidiamo a te la causa della vita. Guarda o madre
al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere, di poveri cui è
reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani
e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà. Fa che quanti
credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini
del nostro tempo il Vangelo della vita. Ottieni loro la grazia di accoglierlo
come dono sempre nuovo, la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro
esistenza e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa per costruire insieme
con tutti gli uomini di buona volontà la civiltà della verità
e dell'amore. A lode e gloria di Dio, creatore e amante della vita. In un mondo
che ci interroga e che si interroga se siamo parolai o coerenti dobbiamo gridare
a chiunque indistintamente in maniera forte "sì alla vita".